Maria
Maddalena ai piedi della Croce
La
scena raffigurata viene descritta nel
Vangelo di Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù, .......Maria di
Màgdala
(Gv 19,25)”... “Gesù disse Consummatum est (tutto è compiuto). E
chinato il
capo, emise lo spirito” (Gv 19,30)”
Il dipinto rappresenta qualcosa di inedito
e molto originale nel suo genere. Nessun pittore ha ritratto Maria
Maddalena
sola ai piedi della croce, mentre abbraccia il legno con il capo
reclinato
sulle ginocchia di Gesù. L’artista milanese si è certamente ispirato ai
grandi
pittori del ‘600, e tra di essi in particolare a Guido Reni, ma
l’interpretazione che ha voluto dare al brano di Vangelo è piena di
grande
afflato religioso e carica di forte poesis. Maddalena si getta ai piedi
della
Croce, adorandola ed abbracciandola, ripetendo così la professione di
fede e il
gesto di devozione compiuto durante la cena in casa del fariseo. La Maddalena
viene
raffigurata, in ginocchio, a piedi nudi, con la chioma fluente dei
capelli che
dal capo scendono sulla schiena sin oltre la vita, e con il volto di
una
giovane donna che manifesta tutta la sua afflizione. Vengono alla
memoria le
parole “Rabbunì, Maestro (Gv. 20,16)” che la stessa Maddalena pronuncia
con profonda
fede e devozione, mentre sta all’esterno del sepolcro, ed incontra il
Signore
Risorto. Per lei è davvero il Maestro di Vita che l’ha accompagnata nel
suo
cammino di conversione sino a darle il privilegio di essere presente al
momento
della sua morte per apparire a lei, prima fra tutti, dopo la sua
Resurrezione.
Lo sfondo del quadro rappresenta il
paesaggio di quel giorno terribile per l’umanità. Il cielo, plumbeo e
rossastro, fa da contrasto ad una forte luce che illumina la nube che
avvolge
il busto di Gesù in croce. Le montagne sono scure perchè “tutto si è
fatto buio
sulla terra” e solo le case di Gerusalemme sono illuminate, quasi ad
indicare
il luogo che con la presenza umana, è stata la causa dell’immane
tragedia. Il
terreno sul quale è stata piantata la croce con il corpo di Gesù è
brullo e
sassoso e sembra che la natura tutta stia partecipando all’immane
tragedia.
La figura di Maria Maddalena viene poi
ripresa anche in un altro dipinto che rappresenta la
Crocifissione
realizzato dall’artista milanese nella Cattedrale di Manfredonia, dove
negli
anni 1940-1941 il pittore affrescò le volte e le pareti del tempio. Nel
quadro
si nota una forte consonanza con quello descritto che si trovava nella
Chiesa
di Maria Maddalena in San Giovanni Rotondo.
San
Francesco predica agli uccelli
“...Si
partì quindi e venne tra Cannaio e Bevagno. E passando oltre con quello
fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su'
quali
era quasi infinita moltitudine d'uccelli; di che santo Francesco si
maravigliò
e disse a' compagni: «Voi m'aspetterete qui nella via, e io andrò a
predicare
alle mie sirocchie uccelli». E entrò nel campo e cominciò a predicare
alli
uccelli ch'erano in terra; e subitamente quelli ch'erano in su gli
arbori se ne
vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo
Francesco
compiè di predicare, e poi anche non si partivano infino a tanto
ch'egli diè
loro la benedizione sua”.
La scena rappresentata nel dipinto è quella descritta nella pagina che
abbiamo riportato,
tratta dal capitolo XVI° de “I Fioretti di San Francesco”, molto amata
nella
devozione popolare.
Il Santo viene rappresentato in piedi, nel mezzo di una piccola radura
di
un bosco, in atteggiamento benedicente, con lo sguardo rivolto verso
terra
dove si
trovano numerose specie di uccelli, tutti con il muso rivolto verso
l’alto in
atteggiamento come di “scolari molto attenti”. Sulla sinistra, altri
uccelli in
volo provenienti dagli alberi circostanti, sono diretti verso il Santo,
mentre
un uccellino si è posato sopra il braccio destro avvolto dal saio,
forse per
seguire meglio il sermone. Anche un branco di pecore è accorso per
sentire la
predica e San Francesco, con la mano sinistra, accarezza con
benevolenza la testa
di una di loro, che particolarmente incuriosita, si è avvicinata più
delle
altre. Sullo sfondo alcuni casolari immersi nel verde. Per il Poverello
d’Assisi gli animali sono creature, come fratelli e sorelle, degne di
ogni
attenzione e rispetto, alle quali parlare con il cuore in un contatto
diretto e
immediato.
In
tutto il dipinto pervade un’atmosfera di idillio con la natura, in cui
Francesco sembra fondersi insieme agli animali ed alle piante,
partecipando
della bellezza del creato, per manifestare agli uomini tutta la potenza
di Dio.
Santa
Chiara respinge i Saraceni con la Santa Eucaristia
Il dipinto rappresenta il più famoso tra i miracoli operati da Santa
Chiara
d’Assisi, quello accaduto un venerdì di settembre del 1240.
Difronte
all’assalto di truppe saracene di Federico II, penetrate con forza nel
chiostro
del suo convento di San Damiano, la Santa,
malata e prostrata dinanzi al Santissimo Sacramento, si
fece portare dalle consorelle sino all'uscio del refettorio con
l'Eucaristia in
mano e, mostrando l’Ostensorio con il Santissimo Sacramento verso i
soldati, riesce
a metterli in fuga, liberando il Convento e la città di Assisi.
La Santa viene raffigurata in piedi su di un balconcino con in mano
l’Ostensorio
avvolto
da un panno bianco, mentre rivolge l’Ostia Santa verso i saraceni che,
minacciosi, sono ormai giunti ad un passo dal penetrare all’interno del
convento. Sullo sfondo a destra del dipinto, due suore sostano
sull’uscio della
porta d’ingresso in atteggiamento orante.
Sembra di sentire le urla degli
aggressori, che vengono rappresentati con in mano le scimitarre e le
lance
mentre incitano all’attacco del Convento. A tale circostanza fa
riscontro
l’atteggiamento di Santa Chiara che ha il volto rivolto verso l’Ostia,
quasi in
adorazione, nella profonda convinzione della potenza che l’Ostia Sacra
sprigiona e ben raffigurata dal pittore con un alone di intensa luce
intorno all’Ostensorio.
Gesù stesso è presente in quel momento
e trapela, in tutta la sua intensità, l’afflato divino che compie il
miracolo
della cacciata degli invasori.
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